Lettera aperta al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali
Lettera aperta al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali
Onorevole Ministro,
con la presente siamo a rappresentarle la triste condizione che aleggia sul patrimonio storico- artistico della conca Amatriciana, ad ormai cinque mesi dal primo evento sismico che ha sconvolto il nostro territorio; inizieremo da un piccolo aneddoto.
Circa tre settimane dopo il sisma del 24 agosto un uomo straordinario, Ignazio, di professione pompiere, durante una complessa operazione di recupero lungo il corso di Amatrice, all’interno di un locale letteralmente “tumulato” sotto due piani di macerie, si è tolto i guanti per raccogliere un libro dell’Ottocento: non voleva sporcarlo.
Vede Signor Ministro, Ignazio è l’emblema della nutrita schiera di uomini, professionisti o semplici appassionati, che hanno dentro di sé quella generosa incoscienza che ha permesso al nostro immenso patrimonio storico-artistico di giungere ai giorni nostri, travalicando i secoli e le calamità. Eppure, il nobile spirito di questi uomini resta frustrato quando cerca il conforto dei soggetti preposti alla salvaguardia ed alla conservazione di questo patrimonio: funzionari e addetti del Suo Ministero.
Senza generalizzare, e fatte salve tutte le eccezioni, non può più essere taciuto né accettato l’atteggiamento distratto, attendista e strumentalmente prudente di costoro, di fronte alle accorate richieste di intervento che vengono dalle Istituzioni locali e dai cittadini tutti. Forse non tutti lo sanno, ma Amatrice è la città delle cento chiese, del Principe Orsini e della Famiglia Vitelli, di Cola Filotesio e Dionisio Cappelli, dei mille oggetti d’arte minore pubblici e privati; per questo Amatrice meriterebbe più rispetto: per la tragedia che ha subito e, soprattutto, per i suoi quasi mille anni di storia.
Della spocchia, delle risposte evasive e scontate, dei “non so” e dei “non si può” Amatrice non ha bisogno. Lo stesso dicasi di alcuni personaggi, impettiti ed immobili come il galletto che segna il Nord sopra ai campanili, devoti più alla sacralità della procedura che alla sopravvivenza delle opere d’arte.
I Beni da salvare sono centinaia e distribuiti su un territorio tanto vasto quanto fragile: dipinti, statue, oggetti sacri, reliquie, campane, affreschi ed interi edifici, oltre alla terra ora temono il cielo: la pioggia, la neve, il vento ed il gelo. Per compiere un’opera di salvaguardia tanto importante quanto maestosa, c’è bisogno di passione, abnegazione e spirito di sacrificio; c’è bisogno di persone sensibili che di fronte alla bellezza, spogliata della sua magnificenza, sappiano ancora abbandonarsi ad un sano stupore, anziché ad un inutile sguardo di compassione.
C’è bisogno di tanti Ignazio, pronti a tirarsi su le maniche ed agire. Subito! Lasciate spazio ai tanti volenterosi che hanno sinceramente a cuore le sorti del patrimonio storico-artistico della conca Amatriciana; avvaletevi della loro collaborazione, “approfittatene”. Affiancate loro personale qualificato e dinamico: resterete sorpresi della partecipazione e soddisfatti dei risultati. Sappia che qualsiasi iniziativa Ella intenda adottare per agevolare una celere messa in sicurezza delle opere d’arte e dei monumenti ancora esposti a gravi rischi, troverà convinta collaborazione. Sappia però che non sarà più accettata alcuna forma di inerzia: non resteremo a guardare mentre i nostri simboli cadono uno ad uno.
Certi del Suo tempestivo interessamento Le inviamo distinti saluti.
Amatrice, 20/01/2017
Comitato Civico 3 e 36